Happy Hours #32: Gloria! e il programma di Cannes77
Il punto sul programma del 77esimo Festival di Cannes e la recensione di Gloria!
Nella mattinata di giovedì 11 aprile, il delegato generale del Festival di Cannes Thierry Fremaux (in foto) ha svelato in conferenza stampa il ricco programma che comporrà la 77esima edizione del Festival di Cannes, che si svolgerà dal 14 al 25 maggio. Districarsi in un programma come quello cannense è impresa quanto mai ardua, soprattutto negli ultimi anni, in cui si sta acuendo la tendenza dei festival maggiori (Cannes, appunto, e Venezia) a cannibalizzare titoli di ogni sorta, anche al costo di disperderli in mille rivoli disseminati tra le (infinite) sezioni collaterali che compongono la manifestazione (in questo caso segnaliamo il nuovo lavoro di Leos Carax C’est pas moi, relegato nella sezione Cannes Première: bah). Questo avviene a discapito dei festival più piccoli ma comunque di prima fascia (Berlino e Locarno su tutti) che devono accontentarsi delle briciole e (volenti o nolenti) sono spinti ad osare, puntando magari su esordi, autori ancora poco noti o film più “rischiosi” e fuori norma. Gli esordi nel concorso cannense (o veneziano) sono una assoluta rarità: quest’anno in particolare se ne conta uno soltanto, Diamant Brut di Agathe Riedinger.
Se dovessimo fare una lista dei titoli interessanti che verranno mostrati sulla Croisette non basterebbe un numero di questa newsletter per contenerli tutti: proviamo in questa sede ad operare un breve riassunto. Da parte di chi scrive, sicuramente la curiosità massima è rivolta a Megalopolis, ultimo progetto diretto e (auto)prodotto da Francis Ford Coppola, già due volte vincitore della Palma d’Oro (per La conversazione, 1974, e Apocalypse Now, 1979, due capolavori), che torna alla regia dopo quasi dieci anni (e a Cannes dopo 45) con un progetto folle e ambizioso che speriamo possa trovare una distribuzione (di cui il film al momento è ancora privo, pare per una sua difficile collocazione sul mercato). L’opera del regista de Il Padrino verrà presentata in Concorso, la sezione più prestigiosa e rischiosa, dove anche le attenzioni di critica e addetti ai lavori sono rivolte con sguardo più acuminato e tagliente: vedremo se Coppola sarà in grado di vincere questa ennesima, folle sfida della sua straordinaria carriera.
È invece un habitué della Croisette David Cronenberg, che due anni dopo Crimes of the Future torna a Cannes (sempre in concorso) con The Shrouds (in foto qui sotto), ennesimo body horror della carriera del regista canadese. Sembra avere echi cronenberghiani anche The substance, horror della francese Coralie Fargeat che, alla vigilia, nessuno aveva elencato tra i titoli caldi. Chissà che non possa essere la sorpresa di questa edizione.
Sempre in Concorso troviamo un po’ di Italia, con Parthenope, il ritorno a Napoli di Paolo Sorrentino dopo È stata la mano di Dio, che questa volta affianca ai soliti Luisa Ranieri e Silvio Orlando nientemeno che Gary Oldman (in foto). Dalla Cina arriva invece Jia Zhangke, uno dei più importanti registi contemporanei, già vincitore del Leone d’Oro per Still Life e atteso con il nuovo Caught by the Tides. La curiosità è grande anche per The Apprentice, il nuovo film di Ali Abbasi (Border, Holy Spider) su…Donald Trump. E poi ovviamente c'è tanta Francia (Audiard, Lellouche, Honoré con un Marcello mio!, che evoca Mastroianni e annovera nel cast la figlia Chiara e l’immortale Catherine Deneuve, ex moglie dell'attore), qualche sorpresa (Magnus von Horn con The girl with the needle, oltre ai già citati The substance e Diamant Brut) e un grande ritorno, quello di Paul Schrader con Oh Canada!, nell’attesa che due o tre titoli vadano a completare la selezione la prossima settimana (abbiamo due desideri: Arnaud Desplechin e Lou Ye).
Ricco anche il Fuori Concorso, che presenta i titoli di maggior richiamo (presunto) verso il grande pubblico: Mad Max: Furiosa di George Miller con Anya Taylor-Joy (in foto qui sotto), Le deuxième act di Quentin Dupieux (film di apertura) con Lea Seydoux, e infine Horizon: an american saga, primo capitolo del progetto western diretto e interpretato da Kevin Costner, che si propone di percorrere nell’arco di quattro film le radici del mito americano della frontiera. Costner ha già girato i primi due film e sta cercando finanziamenti per i successivi, e spera evidentemente che il clamore mediatico (e magari il successo di critica) di una premiére cannense possa convincere gli investitori più reticenti.
Tutta questa attenzione al programma della principale kermesse transalpina non è dettata solo da curiosità cinefila. Con grande piacere infatti Cannes riceverà una copertura su Happy Hour tra il 18 e il 23 maggio, periodo della mia permanenza sulla Croisette: notizia che ci tenevo a condividere con le lettrici e i lettori di questa newsletter.
La recensione di questo numero è dedicata a Gloria! di Margherita Vicario, presentato in concorso a Berlino due mesi fa ed attualmente al cinema, mentre la riedizione di Scarface di Brian De Palma e il biopic nostrano Ennio Doris - C’è anche domani fanno segnare numeri importanti nelle sale: segnali contrastanti di un aprile quanto meno bizzarro.
Gloria!
di Margherita Vicario
Si poteva intuire dal testo della sua canzone “Troppi preti, troppe suore” che il punto di vista di Margherita Vicario sul mondo ecclesiastico non sarebbe stato dei più morbidi. L’istituto musicale religioso Sant’Ignazio, poco fuori Venezia, in cui a inizio ottocento sono rinchiuse giovani educande nell’attesa che qualche signorotto della zona le scelga come mogli, ha tutta l’aria di una prigione, in cui il carceriere/maestro Perlina (Paolo Rossi, insolito villain giustamente detestabile) dirige con sufficienza un’orchestra di abilissime musiciste nell’attesa della visita di papa Pio VII. Teresa (Galatea Bellugi, un volto da custodire), domestica dell’istituto vessata ancor più delle altre, passa le sue giornate a lavorare come una matta subendo le angherie di Perlina, fino a che la scoperta di un pianoforte nelle cantine del Sant’Ignazio non darà un nuovo volto alle sue nottate. Grazie allo strumento, Teresa fa la conoscenza di un gruppo di musiciste in cui si distingue Lucia (Carlotta Gamba), che vuole sfruttare il pianoforte per affinare le sue abilità da compositrice, nella speranza che i suoi lavori possano arrivare all’orecchio del papa.
L’approccio delle due ragazze alla musica non potrebbe essere più diverso: di formazione classica e dotata di ottima tecnica Lucia, le cui melodie echeggiano temi di Mozart e Boccherini, totalmente autodidatta e costretta all’improvvisazione Teresa, che nel suo approccio naive al pianoforte scopre sonorità contemporanea, arricchite di contaminazioni che vanno dal jazz al cantautorato italiano (Teresa scrive anche dei testi di inusitata semplicità per l’epoca), dal pop all’indie. Nonostante un’iniziale freddezza (soprattutto da parte di Lucia), la musica riesce ad avvicinare le ragazze, fino ad un finale trionfante che, con buona pace del realismo (e meno male), chiude la vicenda in una cornice quasi favolistica.
Gloria! è quindi una storia di sorellanza, che (nel non ricchissimo panorama italiano) saremmo quasi tentati di leggere come una trasposizione ottocentesca di C’è ancora domani, un inno gioioso alla forza unificatrice della musica capace di superare ogni barriera, oltre che un riconoscimento alle centinaia di musiciste e compositrici (a cui il film è dedicato) cresciute in istituti come il Sant’Ignazio a cui la storia non ha saputo rendere giustizia. Gloria!, ed è bene ricordarlo, è anche l’esordio (come C’è ancora domani) di una regista (che qui sceneggia e compone, tra l’altro) che dimostra di avere le idee chiare e di saperle mettere in scena con forza cinematografica, esaltandosi nei momenti musical(i), insistendo sui primi piani di Carlotta Gamba e Galatea Bellugi, dimostrando come (nonostante i limiti di una sceneggiatura scolastica ed eccessivamente prevedibile) sia possibile fare cinema politico senza rinunciare alla leggerezza.